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Staminali: speranze da progetto Ue su terapia con cellule cordone

Medicina Interna Redazione DottNet | 23/07/2009 16:22

Dalle cellule 'bambine' isolate dal sangue del cordone ombelicale la speranza di poter riparare un giorno organi danneggiati come reni, cuore e cervello. Sono "interessanti e promettenti" i risultati del progetto Thecord (www.thercord.eu), finanziato dalla Comunità europea per studiare le potenzialità delle staminali mesenchimali. Il programma di studi, durato tre anni e coordinato da Lorenza Lazzari della Cell Factory 'Franco Calori' alla Fondazione Policlinico di Milano, si è concluso con successo. Un bilancio positivo presentato oggi durante un convegno con ricercatori italiani e stranieri all'Irccs di via Sforza.
 

Il sangue cordonale - ricorda il Policlinico milanese - viene oggi utilizzato per la cura di gravi malattie del sangue e del sistema immunitario (ad esempio leucemie, linfomi, alcune forme di talassemia, eccetera), grazie alla presenza di staminali emopoietiche, cioè in grado di generare cellule del sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Il progetto Thecord ha voluto, per la prima volta, sperimentare nuove popolazioni di staminali e tecnologie innovative da applicare alla medicina rigenerativa, utilizzando un altro tipo di
'baby-cellule' presenti nel sangue di cordone ombelicale: le mesenchimali. Queste, disponibili in quantità variabile, sono capaci di dividersi e moltiplicarsi, quindi di rigenerare tessuti anche molto estesi. In particolare, gli esperti puntavano a verificare come le
staminali mesenchimali, applicate a tessuti danneggiati, possano riprodursi e riparare il danno nella fase acuta. Prima che l'alterazione dell'organo sia irreparabile e porti a una malattia cronica o a un trapianto.

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"Le cellule staminali isolate dal sangue di cordone ombelicale - sottolinea Lazzari - si sono dimostrate efficaci in diversi modelli animali di danno renale acuto, di trauma cerebrale e di cardiopatia ischemica". La realizzazione delle future applicazioni cliniche è ancora nelle fasi iniziali. Gli scienziati si dicono tuttavia "entusiasti" dei risultati ottenuti, che rappresentano un nuovo passo avanti che avvicina la ricerca di base alle applicazioni terapeutiche. "Il progetto - prosegue Lazzari - aveva lo scopo di arrivare fino alla fase pre-clinica, quindi non solo gli studi in vitro, ma anche i modelli preclinici e la traslazione per 'produrre' cellule in vista di terapie. Con Thercord e con i finanziamenti della Comunità europea i ricercatori ci sono riusciti", conclude.
 

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